Gli
inglesi hanno una passione particolare per gli affari (bargains,
baagënz)
e il modo migliore per farne è sicuramente andare ad un car boot sale
[kaa buut seilz]
letteralmente “vendita dal baule della propria automobile”).
I
car boot sales sono dei mercatini molto particolari ubicati quasi sempre
in campi aperti e hanno una caratteristica: sono accessibili a tutti in
quanto non richiedono una particolare licenza (licence,
lais·ns). I venditori sono generalmente
famiglie che vogliono sbarazzarsi di cose vecchie (get rid of old stuff,
get rid ov ëuld staf) trovate in casa o in
soffitta. La mattina si comincia presto, verso le sette e trenta: i
venditori arrivano al campo (field,
fiild), pagano al proprietario del campo
una somma a titolo di affitto (entrance fee,
entrëns fii) e raggiungono la parte di
terreno (pitch, pich)
loro assegnata.
Cominciano così ad esporre la loro mercanzia, sistemandola su bancarelle
(stalls, sto·olz),
semplici tavoli oppure direttamente nel baule (car boot) della loro
macchina lasciato ovviamente aperto.
Poco
dopo cominciano ad affluire i visitatori, che a loro volta pagano
all’ingresso una piccola somma (entrance fee, solitamente 1 o 2
sterline per auto) e vanno a posteggiare la loro macchina in una zona di
campo separata rispetto a quella del mercatino.
Si
respira un’atmosfera molto particolare, molto friendly
[frendli]: spesso per chi vende e per chi compra
quella giornata diventa un social event
[sëush·l iv’ent], un’occasione per incontrare
nuova gente e scambiarsi nuove idee, ma sempre e soprattutto nella speranza
di trovare una fantastica occasione (bargain
baagën).
Girando tra le bancarelle si può trovare veramente di tutto: libri, dischi,
piccoli elettrodomestici, vestiti di seconda mano, quadri, giornali,
fumetti, giocattoli e teddy bears
[tedi beëz].
I
prezzi sono molto accessibili: 50p per un libro, £2 per un paio di pantaloni
e così via. Attenti poi ai colpi di fortuna: ci sono state delle occasioni
in cui oggetti acquistati ad un car boot sale si sono rivelati di
alto valore (famoso il caso di un quadro di Turner comprato per £10 e poi
rivelatosi un originale).
Non
si può non notare la maggior parte dei venditori seduti sulle loro sedie
pieghevoli (folding chairs,
fëuldiñ cheëz) mentre sorseggiano la loro
tazza di tè (cup of tea, kap
ov tii) preparata a casa e portata in un thermos
(flask, flaask).
Per
il pubblico, invece, ecco bancarelle con vari refreshments
[rëfr’eshmënts], tazze di caffè, tè, scones
[skonz,
dolcetti con uvetta] oppure camioncini (vans,
vænz) che preparano sul momento eggs and
bacon butties [egz ænd beik·n
batiz, panini con eggs and bacon],
bacon in a roll [beik·n in ë
rëul, panino con solo bacon]
e tante altre specialità.
La
giornata scorre piacevolmente e verso le prime ore del pomeriggio si
comincia a smontare: i venditori (sellers,
selëz) commentano l’andamento della
giornata, i compratori (buyers,
baiëz) ritornano alle loro auto con gli
acquisti fatti. Soddisfatto sarà anche sicuramente il proprietario del
terreno (farmer, faamë)
che ha affittato il campo dove si è svolto il car boot sale.
Così, come dicono gli inglesi, everyone is happy!
[evriwan iz hæpi]