di ROBERTO CASIRAGHI
Chi impara una lingua estera, spesso non si rende conto del fatto che all’interno di una data lingua, in realtà, le “lingue” da imparare sono almeno due: la lingua parlata e la lingua scritta (intendendosi per lingua scritta tutto ciò che, in uno scritto, non è realtà romanzata o commedia).
Ognuna di queste due “lingue” ha caratteristiche grammaticali, sintattiche e lessicali profondamente diverse al punto che chi pensa di imparare la lingua semplicemente basandosi su una sola delle due varietà si troverà presto o tardi a imbattersi in difficoltà che genereranno frustrazione.
Per esempio, nella lingua scritta, tipica della scienza, della saggistica ma anche delle notizie di giornale, i pronomi personali utilizzati sono solo due: la terza persona singolare e la terza persona plurale. In inglese scritto, quindi, troveremo he, she, it e they ma non troveremo, se non nelle citazioni, i pronomi I e you. A livello di tempi verbali, riscontreremo un uso abbondante di moltissimi tempi ma la relativa assenza delle forme progressive di questi tempi (he was going to…, he is being used, he will be writing…) perché nel linguaggio scritto non vi sono quasi mai riferimenti temporali ad eventi che stanno avvenendo in tempo reale.