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ARTICOLI SULLA LINGUA E LA CULTURA INGLESE

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  14. Inglese certificato, mezzo salvato
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  24. Quanto inglese c'è nel gioco del calcio?
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  29. Tradurre al computer
  30. Trinity: certificare il parlato
  31. Tu vo' fa' il traduttore, il traduttore... ma sei nato in Italy!

 



 


 


Storia della lingua inglese
Articolo di Wikipedia, editato da Roberto Casiraghi   
 
WITH A VERY BIG THANK YOU FROM THE ENGLISH GRATIS TEAM!



In questo articolo tratto da Wikipedia, di carattere specialistico, si analizza sinteticamente la storia dell'evoluzione della lingua inglese. Lo consigliamo a chi è curioso di conoscere le origini dell'inglese e sarà sorpreso di vedere che l'inglese, molti secoli fa, era una lingua con declinazioni come il latino o il tedesco di oggi!
TESTO ORIGINALE TRATTO DA: http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_inglese
COPYRIGHT:
Il presente articolo è autorizzato ai sensi della GNU Free Documentation License, il che significa che lo si può copiare e/o modificare a patto che l'intera opera e le sue modifiche rimangano nei termini della licenza GNU originaria. Vedi http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html per ulteriori dettagli. Ogni lesione di copyright eccedente le specifiche GNU verràda noi perseguita in sede sia civile che penale.
Introduzione

L' inglese (English) è una lingua indoeuropea appartenente al ramo occidentale delle lingue germaniche, assieme all'olandese, all'alto e basso tedesco, al fiammingo e al frisone. Conserva ancora un'evidente parentela col sassone continentale (dialetto del basso tedesco)

L'inglese occupa una posizione del tutto particolare, non solo rispetto alle lingue germaniche, ma anche all'interno del gruppo linguistico indoeuropeo: ha talmente semplificato e alterato la propria struttura da avvicinarsi ormai più a una lingua isolante piuttosto che ad una lingua flessiva. Dal punto di vista del vocabolario, inoltre, contiene più termini di origine non-germanica (specialmente latina) che germanica, ed è verosimilmente la lingua più aperta all'ingresso di nuovi termini da altre lingue.

Nel corso del XX secolo l'inglese è divenuto la lingua franca per eccellenza, abbattendo la precedente supremazia del francese che a sua volta aveva sostituito il latino a fini di comunicazione diplomatica e scientifica. È oggi anche strumento per la comunicazione fra etnie prive di connessioni culturali, scientifiche o politiche.

Si calcola che i parlanti inglese come lingua madre (English as a native language, ENL) siano circa 350 milioni, i parlanti di English as a second language (ESL), cioè accanto alla lingua nazionale o nativa, circa 300 milioni, i parlanti di English as a foreign language (EFL), cioè come una lingua appresa a scuola ma non in uso nel proprio paese, circa 100 milioni. Il numero di coloro che non usano l'inglese come lingua madre supera dunque quello di coloro che lo parlano dalla nascita.

Distribuzione geografica

L'inglese è usato come lingua madre (più o meno ufficialmente) nei seguenti paesi:

  • in Europa:
    • Isole del Canale (assieme al francese)
    • Galles (assieme al gallese)
    • Gibilterra (assieme allo spagnolo)
    • Inghilterra
    • Irlanda del nord
    • Repubblica d'Irlanda (assieme al gaelico irlandese)
    • Isola di Man
    • Scozia (assieme al gaelico scozzese)
       
  • in Oceania e nel Pacifico:
    • Australia (assieme alle aborigene e a lingue portate con l'immigrazione [cinese, vietnamita, etc.])
    • Nuova Zelanda (assieme al maori)
  • in Africa:
    • Liberia (assieme a lingue del gruppo Niger-Congo)
    • Sudafrica (assieme all'afrikaans e a lingue Bantu e Koisan)
       
  • nelle Americhe e nell'Atlantico:
    • Anguilla
    • Antigua e Barbuda
    • Ascensione
    • Bahamas
    • Barbados
    • Belize
    • Bermuda
    • Canada (17 milioni di francofoni)
    • Dominica
    • Isole Falkland
    • Isole Vergini americane e britanniche
    • Giamaica
    • Grenada
    • Guyana
    • Montserrat
    • St. Christopher e Nevis
    • Sant'Elena
    • St. Lucia (assieme al creolo)
    • St. Vincent e le Grenadines
    • Stati Uniti d'America (28 milioni con madre lingua diversa dall'inglese - in questo paese non vi è una lingua ufficiale dello Stato, il suo uso in atti formali è quindi meramente consuetudinario)
    • Trinidad e Tobago

È impiegato come lingua ufficiale in: Bangladesh, Botswana, Brunei, Camerun, Isole Cook, Figi, Filippine, Gambia, Ghana, Hong Kong, India, Kenya, Kiribati, Lesotho, Malawi, Malaysia, Malta, Mauritius, Namibia, Nauru, Nigeria, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Puerto Rico, Samoa Occidentali, Seychelles, Sierra Leone, Singapore, Isole Salomone, Sri Lanka, Tuvalu, Swaziland, Tanzania, Uganda, Vanuatu, Zambia e Zimbabwe.

Storia della lingua inglese

Nel suo lungo sviluppo l'inglese si è notevolmente alterato. Convenzionalmente si divide l'evoluzione diacronica della lingua in tre fasi:

  • Inglese Antico (AI) o Anglosassone (AS)
  • Medio Inglese (MI)
  • Inglese Moderno (IM)

Possiamo estrapolare delle date approssimative tra le molte proposte, e dire che l'AI va dall'invasione della Britannia ad opera di Sassoni, Juti e Angli (V secolo d.C.) fino all'invasione normanna.

Il MI si può far terminare intorno all'inizio del XVI secolo.

L'IM copre un periodo di tempo molto lungo, che va da Shakespeare ai nostri giorni.

Benché la lingua si sia evoluta in questi secoli (noi non leggiamo al giorno d'oggi le opere di Shakespeare seguendo la pronuncia dei suoi contemporanei), la sua struttura è rimasta sostanzialmente immutata.


ANTICO INGLESE (ANGLOSASSONE)

Storia esterna

Secondo il resoconto del Venerabile Beda, le stirpi germaniche degli Angli, dei Sassoni e degli Juti, partite dallo Jutland e dalla Germania settentrionale, si insediarono in quella regione della Britannia che è oggi l'Inghilterra nel 499 d.C.

Gli Juti si stabilirono nel Cantium (Kent), gli Angli nell'East Anglia, nelle Midlands e in Northumbria, i Sassoni nell'Essex, nel Middlesex e nel Wessex - cioè rispettivamente regno dei Sassoni orientali, di mezzo ed occidentali.

Sotto la spinta dei nuovi venuti i Celti in parte si assimilarono, in parte si spostarono a ovest (North Walas, West Walas o Galles, Sûth Walas o Cornovaglia).

Fonetica

Il sistema vocalico dell'AI consta di sette vocali, che possono essere brevi o lunghe:

  • a (aperta se breve, chiusa se lunga)
  • æ ([æ] o [æ:])
  • e (/ε/ se breve, /e:/ se lunga)
  • i
  • o (aperta se breve, chiusa se lunga)
  • u ([υ] o [u:])
  • y (come la ü del tedesco)

La lunghezza delle vocali non veniva indicata graficamente.

A partire dal X secolo le atone brevi a, e, o e u tendono a confluire nel suono indistinto schwa [ə] così frequente nell'inglese moderno.

I dittonghi sono:

  • ea ([æa] e [æ:a])
  • eo ([εo] e [ε:o])
  • ie ([iε] e [i:ε])

Tra le consonanti:

  • c rende i suoni [k] (cynn, stirpe) e [t∫] (c di cena) (spræc [spræt∫], discorso).
  • g può indicare i suoni [j] (gêar, anno) o [γ] (gh) (dagas, giorni).
  • h rende i suoni [h], [x] (fricativa sorda velare) o [ç] (ted. ich).
  • ð e þ possono rendere indifferentemente i suoni [ð] o [θ], esattamente come th nell'inglese moderno.
  • sc si legge [∫] (sc di scena) (wascan ['wa∫an], lavare).

Sostantivi

L'AI, a differenza dell'IM, possiede una ricca flessione, sia nominale che verbale. I generi sono tre, maschile, femminile e neutro.

Come in tedesco, il nome nell'AI presenta quattro casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo. Le classi di declinazione più frequenti sono tre:

  • Nomi maschili e neutri in -a-. Questa classe corrisponde ai nomi indoeuropei in -o-s, germ. -a-z, lat. -u-s)
  • Nomi femminili in -o- (corrispondenti all'IE -a-, germ -u, lat. -a)
  • Nomi maschili, femminili e neutri in nasale (ted. Name, Friede).

Altre declinazioni meno frequenti sono la atematica, quella in -r-, quella dei neutri con plur. in -ru.

Declinazione in -a-, "stân", masch., "pietra"

 

sing.

plur.

nom

stân

stân-as

gen

stân-es

stân-a

dat

stân-e

stân-um

acc

stân

stân-as

Declinazione in -a-, "land", neutro, "terra"

 

 

 

sing.

plur.

nom

land

land

gen

land-es

land-a

dat

land-e

land-um

acc

land

land

Declinazione in -o-, "cearu", femm., "dolore"

 

 

 

sing.

plur.

nom

cear-u

cear-a

gen

cear-e

cear-a

dat

cear-e

cear-um

acc

cear-e

cear-a

I sostantivi atematici, masch. e femm., cambiano al plurale la vocale tematica in conseguenza di un antico umlaut: fôt, masch. "piede", plur. fêt.

Gli aggettivi

Gli aggettivi, secondo una caratteristica delle lingue germaniche, seguono una declinazione forte, con le desinenze dei pronomi, e una debole, con le desinenze dei sostantivi in nasale. Un aggettivo segue la declinazione debole quando è preceduto da un articolo, un dimostrativo o un possessivo, la forte negli altri casi.

Pronomi personali

Prima persona

 

sing.

duale

plur.

nom

ic

wit

gen

mîn

uncer

ûre

dat

unc

ûs

acc

unc

ûs

Seconda persona

 

 

 

 

sing.

duale

plur.

nom

þû

git

gen

þîn

incer

êower

dat

þê

inc

êow

acc

þê(c)

inc(it)

êow

Terza persona sing.

 

 

 

 

masch.

femm.

neutro

nom

hêo

hit

gen

his

hire

his

dat

him

hire

him

acc

hine

hî(e)

hit

Terza persona plur.

 

 

 

 

tutti i generi

 

 

nom

hî(e)

 

 

gen

hira

 

 

dat

him

 

 

acc

 

 

 

L'articolo definito

L'aricolo definito si presenta nella forma per il maschile, sêo per il femminile, ðæt per il neutro. Quest'ultima forma sopravvive nell'IM the e that.

Verbi

Come in genere nelle lingue germaniche i verbi si dividono in due categorie: forti e deboli. Nei forti la vocale tematica muta passando dal presente al preterito al participio passato e dal singolare al plurale. P.es. da singan (cantare) si ha pret. sang, pret. plur. sungon, part. pass. gesungen. I verbi deboli formano il preterito mediante le desinenze -ede, -ode, -de, -te. Esistono varie ipotesi sull'origine di questa desinenza in dentale tipicamente germanica. Secondo alcuni autori deriverebbe dall'agglutinazione del verbo germanico per "fare" (qualcosa del tipo "I did change", "I change-did", "I changed"), secondo altri dalla particella , "to".
I verbi forti, molto numerosi in AI, tenderanno, col passare dei secoli, in gran parte a scomparire o a confluire nella più "regolare" declinazione forte. Quelli che si sono mantenuti sono in effetti i verbi di uso più frequente, quindi meno propensi a venir "regolarizzati".

Un esempio di AI: il Padre Nostro

Fæder ûre,

þû þe eart on heofonum,

sî þîn nama gehâlgod.

Tôbecume þîn rîce.

Gewurþe ðîn willa on eorðan swâ swâ on heofonum.

Ûrne gedæghwâmlîcan hlâf syle ûs tô dæg.

And forgyf ûs ûre gyltas, swâ swâ wê forgyfað ûrum gyltendum.

And ne gelæd þû ûs on costnunge,

ac âlys ûs of yfele.

Sôþlîce.


MEDIO INGLESE

Storia esterna

Alla morte di Edoardo il Confessore (1066) si scatena la lotta per il trono d'Inghilterra tra Aroldo, discendente designato dal re morente, e Guglielmo Duca di Normandia. Guglielmo sbaraglia le truppe di Aroldo a Hastings e viene incoronato a Westminster il giorno di Natale del 1066.
Con l'insediamento di una nuova classe governativa ed ecclesiastica normanna l'inglese regredisce dinanzi alla preponderanza del franco-normanno. Gli stessi re passavano spesso più tempo nei loro possedimenti francesi che sull'isola: le loro terre nel XII secolo comprendevano l'Angiò, il Maine, la Turenna, il Poitou e l'Aquitania oltre all'Inghilterra e alla Normandia.

Con Giovanni Senzaterra pressoché tutti i possedimenti francesi vanno perduti (tranne le Isole del Canale, ultimo brandello del Ducato di Normandia). A partire dalla Guerra dei Cent'Anni i legami con la Francia si affievoliscono. Il vecchio proverbio "Jack wold be a gentilman if he cold speke Frensk" comincia a perdere molto del suo significato. In Inghilterra si delinea un nuovo standard, basato sul dialetto di Londra e delle Home Counties.

Fatti di pronuncia

Nel passaggio dall'AI al MI hanno luogo i seguenti mutamenti fonetici.

  • /a/ lunga passa a /o/ lunga aperta (stân > ston).
  • [æ:] > [e:] (tæcan > teche).
  • [æ] resta immutata. Viene resa con a.
  • [y] > [i].
  • [eз] > [ε].
  • [æз] > [a].
  • [e:з] > [e:].
  • [æ:з] > [ε:]
  • Alcune vocali si allungano: climban > climbe ['kli:mbə], milde > milde ['mi:ldə], gatu > gate ['ga:tə].
  • Cade la n finale, tranne nell'infinito e nel part. pass. dei verbi forti.
  • hl-, hn-, hr- perdono la h (hnutu > nute).
  • Cade la finale -ch (luflich > lovely).

Perdita della flessione

Fatti di fonetica e di analogia, in parte già attivi nel tardo AI, portarono alla quasi totale perdita della flessione. Tutte le finali -m diventarono -n. Contemporaneamente le vocali a, o, u, e in sillaba atona tesero verso il suono indistinto (schwa) e vennero generalmente scritte e (talvolta i).
La flessione dapprima si riduce a tre casi con la perdita dell'accusativo (ston, stones, stone), ma già in Sir Gawain And The Green Knight il dativo è scomparso (stan, stanes).
Per il plurale si estende la desinenza -es - -en per alcuni antichi sostantivi in nasale (oxen).
L'aggettivo si riduce a un singolare adesinenziale e a un plurale in -e (blind, blinde). Presto cadde anche questa marca del plurale (blind, blind)
Una delle conseguenze più rilevanti dei fatti fonetici descritti fu la perdita pressoché totale del genere grammaticale.

AI stân, stânas, stâne, stân
MI ston, stones, ston(e)

AI stânas, stâna, stânum, stânas
MI stones

Inoltre, scompare il duale.

I pronomi

Con la perdita della flessione, i parlanti dipesero in misura sempre maggiore dai pronomi per avere indicazioni sul genere, sul caso e (quando gli aggettivi persero la desinenza -e del plurale) anche sul numero. Tra i dimostrativi delle forme AI , sêo e þæt solamente the e that, originariamente forme neutre, sopravvissero nel MI. Un plurale tho esisteva in età elisabettiana. Dei dimostrativi þês, þêos e þis solo quest'ultimo sopravvisse in MI.
Tra i pronomi personali le perdite furono meno gravi poiché qui c'era una maggior necessità di distinguere generi e casi. La prima persona ha nom., gen., dat.-acc. I, min, me, plur. we, our, us. La seconda þu (thou), þin, þe, plur. ye, your, you. La terza masch. he, his, him, femm. heo (sche), hir, hire (her), neutro (h)it, his, (h)it. Il plur. he (þei), here (þair), hem (þem).
Le nuove formazioni in sh- per il femm. e in th- per il plurale sono di origine settentrionale e sono quelle che si affermeranno.

Verbi

La caduta delle e e delle n finali in quasi tutte le forme condurrà a una notevole semplificazione della coniugazione verbale. Questo è il presente di drinken nei dialetti meridionali: drinke, drinkest, drinketh, plur. drinketh. Al preterito nel Nord c'è ormai solo una forma (drank) per tutte le persone.

Pronomi interrogativi e relativi

Esistono due pronomi interrogativi: who [hwo:] (masch. e femm.) e what [hwåt] (neutro). Derivano direttamente dall'AI hwâ e hwæt. Il genitivo è whos [hwo:s] per tutti i generi, il dativo-accusativo risp. whom [hwom] e what [hwat].
Who ha anche funzione di pronome interrogativo indefinito (mod. whoever). Le altre forme sono impiegate sia come pronomi interrogativi che relativi. In funzione di pronome relativo si inizia a fare ampio uso di what e di which, entrambi usati per tutti i generi e numeri.

Gli avverbi

Con la perdita di -ch finale la desinenza -lich diventa -ly e trova un vasto impiego come indicatore della funzione avverbiale (deep, deeply).

Un esempio di MI, dalla "Ballad Of Our Lady" di Dunbar

Hale, sterne superne! Hale in eterne,

In Godis sicht to schyne!

Lucerne in derne [luce nelle tenebre], for to discerne,

Be glory and grace devyne;

Hodiern, modern, sempitern,

Angelicall regyne!


INGLESE MODERNO

L'introduzione della stampa in Inghilterra ad opera di William Caxton nel 1476 contribuì alla fissazione dell'ortografia ma, poiché ebbe luogo prima che si concludesse il Great Vowel Shift, determinò il primo grande divario tra scrittura e pronuncia.
Dopo la nascita della Chiesa d'Inghilterra nacque l'esigenza di una versione inglese della Bibbia. Nel 1611 fu data alle stampe l'Authorized Version. La stampa, la Riforma e l'affermazione del ceto medio ("middle class") ebbero come conseguenza della diffusione di quella che si andava affermando come lingua standard.

L'espansione coloniale dell'Inghilterra diffuse la lingua in vasti territori dell'America del Nord, dell'Africa, dell'Asia, dell'Oceania.
L'indipendenza degli Stati Uniti corrispose alla formazione di una varietà d'inglese, diversa dallo standard britannico, che si sarebbe affermata a livello mondiale nel XX secolo.

Il grande spostamento vocalico (Great Vowel Shift)

Il Great Vowel Shift (GVS) è la più importante alterazione fonetica della storia della lingua inglese. Si può affermare che esso portò l'inglese alla sua pronuncia attuale. Il GVS non ebbe luogo nella stessa epoca nelle diverse regioni (in alcune, particolarmente al Nord, è assente nelle parlate locali al giorno d'oggi); si può comunque porre il suo inizio al XV secolo e considerarlo compiuto alla fine del XVI.

Il GVS riguarda le vocali lunghe:

  • [i:] > [ai]--- side [si:də] > [said]
  • [e:] > [i:]--- deed [de:d] > [di:d]
  • [ε:] > [i:]--- heat [hε:t] > [hi:t]
  • [u:] > [au]--- town [tu:n] > [taun]
  • [o:] > [u:]--- roof [ro:f] > [ru:f]

Altri fatti fonetici

Tra i dittonghi [iu] e [εu] confluiscono in [ju:] (mute). [ju:] tende a semplificarsi in [u:] dopo l, r, [t∫] e [dζ] (rude, chew, June pronunciati come rood, choo, joon).
[au] passa a [ò:] (law).

Le spiranti allungano il suono di una a che le preceda: mass [ma:s], bath [ba:θ], staff [sta:f].

La r, peraltro destinata a scomparire dopo vocale, impedisce il GVS introducendo uno schwa: door [doз], clear [kliз].

Scompaiono i suoni [χ] e [ç]. Il gh che li rappresentava perde ogni suono causando l'allungamento della vocale precedente (bright, night) ([briçt] > [brait], [niçt] > [nait]) oppure, specie in fine di parola, diventa [f] (cough).

[hw] diventa [w] (tranne che al Nord) ma si mantiene la grafia wh.

[j] tende a fondersi con la consonante precedente: ocean ['o:sjən] > ['o:∫ən], measure ['mεzjər] > ['mεζə], future ['fju:tjur] > ['fju:t∫ə], etc.

Uno dei fatti più importanti è la scomparsa della r postvocalica. Questa è una caratteristica tipica del Sud, assente ancor oggi dai Midlands verso nord e in Scozia. È assente negli Stati Uniti tranne nel New England orientale e nel Sud.

Il sostantivo

Il plurale in -s si afferma decisamente. Restano alcune forme con umlaut (foot, feet) e alcuni plurali in nasale (oxen).

Gli aggettivi

Gli aggettivi sono ormai invariabili.

I verbi

Diminuiscono notevolmente i verbi forti (ormai chiamati "irregolari"). All'interno di questa categoria scompare spesso la distinzione tra preterito e participio passato (cling, clung, clung).
Il congiuntivo si riduce fin quasi a scomparire. Nei rari casi in cui è impiegato è indistinguibile dall'indicativo tranne nei casi in cui ha una forma diversa (terza pers. sing. adesinenziale [he do], forma be del verbo essere).

La desinenza della terza persona singolare oscilla fra -(e)th (meridionale) e (e)s (settentrionale). Sarà quest'ultima forma a prevalere.

La forma progressiva (to be ...ing) diventa regolare.

La costruzione to be + participio passato (I am come) diventa molto rara con l'affermazione di to have in questa funzione.


INGLESE CONTEMPORANEO

Lo standard britannico

La pronuncia dell'inglese standard britannico è caratterizzata come segue:

  • È una pronuncia non-rotica, cioè la r non è mai pronunciata dopo una vocale a meno che non segua un'altra vocale (anche iniziale di una parola successiva).
  • La l è velarizzata in fine di sillaba (mill [miŁ]), chiara in tutte le altre posizioni.
  • Non c'è distinzione tra w e wh [w].
  • La o lunga si pronuncia come uno schwa seguito da /u/ [əu]
  • La u breve (but) ha un suono molto aperto, praticamente [a].

Varietà dialettali

La pronuncia dialettale settentrionale (dallo Staffordshire, Leicestershire e Lincolnshire verso nord) è caratterizzata dai seguenti fatti fonetici.

  • GVS assente: cloud si pronuncia [klu:d], house [hu:s], night [ni:t].
  • Una vocale derivata da â dell'AI si pronuncia [iə]: stone [stiən].
  • [aη] dell'AI è conservato: lang [laηg] = long [loη] dello standard.
  • Il gruppo wh è generalmente pronunciato [hw].
  • La u breve si pronuncia [υ]: butter ['bυtər], standard ['bata].
  • Path, grass, laugh, etc. si pronunciano [pæθ], [græs], [læf] anzichè [pa:θ] etc.
  • La pronuncia è rotica (r pronunciata in tutte le posizioni).

Nel Sud

  • Il gruppo path, grass, etc. si pronuncia [pa:θ], [gra:s], etc.
  • h generalmente non è pronunciata.
  • I dialetti occidentali (Dorset, Somerset, Devon) sono rotici e conservano la desinenza -eth alla terza persona sing. dei verbi.
  • Nei dialetti orientali (Kent, Dorset) le fricative sorde in inizio di parola sono sonorizzate: farm [va:m], sea [zi:].
  • A Londra e nelle Home Counties [ei] tende a diventare [ai] o [a:]: they [vai].

 

L'inglese d'Irlanda

L'Irlanda si può suddividere, dal punto di vista linguistico in tre aree:

  • La costa orientale, con Dublino al centro, in cui l'inglese si è affermato già nel XVII secolo. L'inglese parlato in questa regione, denominato English Pale, conserva molti dei tratti portati nell'isola dai coloni inglesi.
  • Il Gaeltacht, la frangia occidentale in cui il gaelico è ancora nell'uso quotidiano.
  • Tra le due si trova l'area centrale, in cui l'inglese si è affermato tra il XVII e il XX secolo.

L'inglese parlato in Irlanda, specialmente il Pale, ha subito poche variazioni a livello di pronuncia mantenendosi per alcuni aspetti molto conservativo. Perfino al giorno d'oggi l'influsso dello standard britannico non si fa sentire molto fuori di Dublino.

A livello fonetico l'inglese d'Irlanda è caratterizzato dai seguenti fenomeni:

  • I dittonghi [ai] e [oi] tendono a confondersi, e si realizzano, a seconda della regione, come [зi] o [ai].
  • I dittonghi [ei] e [əu] si presentano come [e:] e [o:]: face [fe:s], load [lo:d].
  • La [i:] derivata da [ε:] si presenta come [e:]: meat [me:t].
  • La r si pronuncia sempre.
  • La l è sempre chiara, mai velarizzata.
  • [θ] tende a diventare [t] e [ð] [d]. Non si distinguono parole come thorn e torn, then e den.
  • [s] e [z] davanti a consonante vengono spesso relizzate come "sh" [∫] e "zh" [ζ], specialmente al sud. Fist si legge "fisht".

Nel lessico si riscontrano termini peculiari di origine gaelica, per esempio slean, vanga. 





 

 


 

 
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