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GRAMMADRAMMA Hyphen, la piccola peste Articolo di Federica Pellegrino, pubblicato su English4Life n. 5 ♥ WITH A VERY BIG THANK YOU FROM THE ENGLISH GRATIS TEAM! Quante volte lo studio della grammatica inglese si trasforma in un dramma! Ma con un pizzico di buona volontà e le spiegazioni giuste, anche il drammagramma non fa più paura e diventa l'occasione per un nuovo apprendimento. Ogni lingua è fatta di parole, lettere, accenti, apostrofi e… trattini. Sì, proprio così, il trattino, in inglese hyphen [haif·n], la minuscola lineetta, tanto piccola quanto importante. In inglese, il trattino entra in gioco nella formazione delle parole, in particolare nei composti. Allo stesso tempo, però, lo si usa anche per dividere le parole, quando occorre chiarire significati altrimenti ambigui o quando si va a capo. Vediamo in che modo.
Il trattino che unisce… Insomma, una specie di big bang linguistico. E il trattino che c’entra? O meglio, quando c’entra? Sì, perché a ben guardare, i composti inglesi si scrivono a volte con il trattino (deep-fried, diip-fraid, “fritto in molto olio”; short-term, sho·ot-tëëm, “di breve termine”), a volte come parole uniche, senza spazi tra le singole parti (bathroom, baathruum, “stanza da bagno”; showman, shëumën, “uomo di spettacolo”), altre volte come sequenze di parole separate da spazi (department store, dip'aatmënt sto·o, “grande magazzino”; sign language, sain læñgwij, “lingua dei segni”). Di fronte all’incoerenza in cui sembrano annaspare le convenzioni ortografiche dei composti inglesi è possibile individuare una regola certa. Il trattino viene usato quando il composto è stato creato da poco e non appartiene all’uso corrente. Quando, invece, il composto ha acquisito un certo grado di diffusione e stabilità, viene spesso scritto in un’unica parola, senza trattino. Per esempio, le parole blackboard (blækbo·od, lavagna) e breakfast (brekfëst, colazione), quando furono introdotte, erano scritte black-board e break-fast, ortografie queste che si ritrovano nei testi antichi. Nel caso di composti di più di due parole, infine, la regola suggerisce di scriverli come sequenze di parole separate da spazi, come in Youth Hostels Associations (Yuuth Host·lz Ës'ëusi'eish·nz, Associazione degli Ostelli della Gioventù). Ovviamente, una regola non esiste senza eccezioni. E parole come hot-air balloon (hot eë bël'uun, mongolfiera) o hot-water bottle (hot wo·otë bot·l, bottiglia dell’acqua calda) sembrerebbero delle eccezioni perché contano più di due parole e contengono un trattino. In realtà, ci troviamo di fronte a un conflitto fra regole in cui, com’è giusto che sia, vince quella più forte, cioè quella in grado di ridurre al minimo il rischio di equivoci. In alcuni composti, infatti, il trattino deve essere usato per chiarire la struttura interna della parola che potrebbe altrimenti risultare ambigua. In hot-air balloon e hot-water bottle, in particolare, il trattino ha la funzione di indicare che l’aggettivo hot si riferisce rispettivamente a air e a water, e non all’intero composto. … e
divide Questo prefisso può essere anteposto a molti verbi con il significato di “ancora, di nuovo”, per cui, rebroadcast [r'iibr'o·odkaast] significa “ritrasmettere”, reassign [r'iiës'ain] “riassegnare”, rebuild [r'iib'ild] “ricostruire”, recall [riik'o·ol] “richiamare” eccetera. Ma ci sono dei verbi in cui il prefisso re- si è lessicalizzato e non ha più il significato di “ancora”; per esempio in refuse [rify'uuz], che non significa “rifondere” bensì “rifiutare”, in recover [rik'avë], che non significa “ricoprire” bensì “recuperare”, o in refund [rif'and] che non significa “rifinanziare” bensì “risarcire”. In tutti questi casi, per recuperare il significato del prefisso, è necessario separarlo dal resto del verbo con il trattino; si ottengono così nuovi verbi e nuovi sensi: re-fuse [r'iify'uuz] ‘rifondere’, re-cover [r'iik'avë] ‘ricoprire’ e re-fund [r'iif'and] ‘rifinanziare’. Più scontato, apparentemente, ma non meno equivoco, è l’uso del trattino quando si va a capo alla fine di una riga di testo. è vero che i sistemi di videoscrittura oggi consentono di non porsi il problema, perché ripartiscono lo spazio residuo alla fine della riga in modo equo tra tutti gli spazi tra le parole contenuti nella riga stessa. Ma, per dovere di cronaca, è opportuno sapere anche come comportarsi quando si va a capo. Cosa, questa, che vedremo nella prossima puntata. Insomma, proprio una piccola peste
questo hyphen. Chi le avrebbe immaginate tante insidie dietro a una
minuscola macchia di inchiostro? APPROFONDIMENTO A CIASCUNO IL SUO I programmi di videoscrittura permettono di scegliere tra lineette di diverse dimensioni. Sono tutte uguali? Assolutamente no. In tipografia se ne distinguono tre tipi: il trattino o hyphen, si usa nelle parole composte, come washing-machine (woshiñ mësh'iin, lavatrice), e per segnalare l’accapo; la lineetta larga quanto una ‘n’ (en dash, en dæsh), unisce nomi (per esempio, Italy–England commission, Itëli Iñglënd këm'ish·n) o sostituisce la preposizione to (per esempio, opening time 9–19, ëup·niñ taim nain tuu n'aint'iin); la lineetta larga quanto una ‘m’ (em dash, em dæsh), ha la stessa funzione delle parentesi, cioè isola nel testo alcune frasi, come in questo brano, tratto da To the Lighthouse [Tuu dhë Lait·haus] “Al faro” di Virginia Woolf: «The movement of the wings
beating out, out, out — she could never describe it accurately enough to
please herself — was one of the loveliest of all to her»
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