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British phrasebook Testo di Roberto Casiraghi ♥ WITH A VERY BIG THANK YOU FROM THE ENGLISH GRATIS TEAM! Gli "sfizionari" sono dizionari, dizionarietti o lessici un po' diversi dai soliti volumi che tanto ci impressionano con le loro migliaia di pagine, decine migliaia di parole e carattere tipografico fitto e lillupuziano. Sono diversi perché sono molto più leggibili o magari perché sono "strani", "particolari", "sfiziosi" appunto! Come questo che vi presentiamo oggi. La Lonely Planet è una famosa casa editrice australiana che pubblica guide turistiche e linguistiche in 14 lingue diverse. Fra le tante
guide, ce n'è una che abbiamo in redazione e che ha un
titolo curioso “British Phrasebook”, frasario di lingua
inglese britannica. Possibile che l’inglese UK sia così
diverso dal restante inglese da giustificare un libriccino
di 300 pagine pieno zeppo di parole e modi di dire che
americani e australiani trovano “curiosi” e degni di essere
immortalati in una pubblicazione apposita? Due lingue così diverse Questo libriccino è veramente utile sia a chi vuole imparare quei termini britannici di uso comune che a scuola non si studiano mai perché non fanno parte del cosiddetto “international English” sia per chi magari non si interessa tanto di britannicità, ma vuole comunque conoscere tutte le differenze tra inglese britannico e inglese americano. British Phrasebook esordisce con una breve storia della lingua inglese nella sua variante britannica e di tutte le influenze linguistiche che questa ha subito nel corso dei secoli. Già solo queste 30 paginette iniziali valgono l’acquisto del libro perché spazzano via molti pregiudizi e impostano la questione dell'inglese del Regno Unito nei suoi parametri fattuali e sociali. Si ha anche una concisa descrizione di quell’inglese apparentemente sgrammaticato ma così diffuso nella normale popolazione. Guardate queste frasi: “He don’t never answer”, “He don’t care”, “Oh yes, he do”. Tutte sbagliate, vero? Sì, nell’inglese delle grammatiche, ma no nell’inglese parlato per le strade, nei film e nelle soap operas viste da 20 milioni di spettatori al giorno e, per finire, nelle canzoni: ricordate in Ticket To Ride dei Beatles l'inciso he don’t care? Altrettanto interessanti sono le osservazioni sull’Estuary English, quella variante di cockney (tipico modo di parlare tipico dell’East End londinese) che si sta imponendo come la lingua londinese di tutti ed è caratterizzata foneticamente dallo “spampanamento” della L in mezzo alla parola o in posizione finale (suona simile alla U di uovo), e dalla soppressione del suono T in posizione finale e in mezzo alla parola. Questo fenomeno, in cui la T viene regolarmente sostituita dal cosiddetto “glottal stop”, una sorta di “colpo di gola” dove l’emissione del fiato viene bruscamente interrotta e altrettanto bruscamente ripresa, è talmente inquietante che anche le scuole raramente se ne occupano. Se rappresentiamo il glottal stop con un punto esclamativo (!), la parola matter si pronuncerà mæ!ë, la parola minute diventa mini!, la parola what suona wo! Pensando
all’onnipresenza dei suoni T e L nella lingua inglese, si
capisce bene come l’intero panorama uditivo venga a
modificarsi radicalmente e che chi studia l’inglese senza
educare l’orecchio anche a queste trasformazioni rischia di
trovarsi veramente a mal partito nel primo viaggio che farà
a Londra.
British English Troviamo di tutto e di più con capitoletti che esaminano la pronuncia (clerk, impiegato, pronunciato klaak, mentre in americano si pronuncia klëërk), i nomi di località, i saluti, i nomi dei mestieri (il bidello in UK è caretaker, in US è janitor, il pensionato è pensioner in UK, mentre è senior citizen in US), il linguaggio delle conversazioni telefoniche, lo slang (parole come advert, old bill, blimey, bloody hell, bloke, snog, telly ed espressioni come at the end of the day che sono solo UK!), il rhyming slang del cockney, nato forse in ambito malavitoso, che accoppia a determinate parole un loro sostituto in rima (per esempio, apples and pears sostituisce la parola stairs, mentre bacons and eggs sostituisce la parola legs), la sezione Getting around (muoversi con i mezzi), l’auto, gli alberghi, le zone di una città, la vita in campagna, il cibo, le bevande, lo shopping, il teatro, la musica, le feste. Insomma è tutto
un dispiegarsi di allegra diversità e la cosa più utile è
che ogni volta, accanto al termine britannico, viene sempre
menzionato il corrispondente vocabolo americano per cui
l’apprendimento è... raddoppiato. Sport e politica Interessantissima questa parte del libro che parla di football, rugby e cricket. Ma la cosa che più diverte è forse l’aver riprodotto testualmente alcuni dei cosiddetti football chants, inni delle varie squadre inglesi o componimenti sarcastici da rivolgere volta a volta all’arbitro o ai tifosi della squadra avversaria. Terminata la sezione sport troviamo quella della politica, dove impariamo chi è il Chancellor of the Exchequer, chaans·lër ov dhi exch'ekë (l’equivalente del nostro ministro dell’Economia e Finanze) e anche come si dice rimpasto governativo (reshuffle, r'iish'af·l). Abbiamo poi la sezione education dove, giustamente, non si manca di ironizzare sul fatto che le cosiddette public schools inglesi sono in realtà, a dispetto del nome, le scuole private più elitarie e costose del Regno Unito! Chiude questa
sezione l’elenco dei titoli nobiliari e non: e qui impariamo
che il nome dei ministri viene preceduto negli atti
ufficiali dal titolo Right Honourable
rait on·rëb·l,
cosa che non ci saremmo aspettati da un paese pragmatico
come il Regno Unito. Conclusione Non abbiamo lo spazio per descrivere le ulteriori gemme di quest’opera davvero simpatica. Quello che ci ha sorpresi è soprattutto la capacità di rispecchiare per davvero la realtà linguistica anglosassone con un'impostazione accattivante che trasforma quello che poteva essere solo un arido dizionario in un libro che si legge tutto d'un fiato. Ricordiamo poi a chi volesse pensare ad un eventuale acquisto, che può andare sul sito di Amazon e magari trovare il libro usato (ma in buono stato) a meno di 3 euro. Miracoli di internet!
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