TESTI PARALLELI – Il lavoro mobilita l’uomo!

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Getting mobile – working in Europe today
 Il lavoro mobilita l’uomo!

Did you know that being a citizen of an EU country entitles you to live and work in any other EU country under the same terms and conditions as that country’s own nationals?
Sapevate che per il solo fatto di essere cittadini UE avete il diritto di vivere e lavorare in un altro paese comunitario agli stessi termini e condizioni che vi sarebbero accordati nel vostro paese di origine?

Although over 53% of you consider this right one of the most important things about the EU, only around 1.5% of you actually do it, a figure which has not really changed for 30 years.
Sebbene il 53% dei cittadini europei consideri questo diritto uno dei più importanti tra quelli garantiti dall’UE, solo l’1,5% ne usufruisce veramente: un dato che è rimasto sostanzialmente immutato negli ultimi 30 anni.

Working in a country other than your own is usually a great experience.It gives you the chance to learn a new language, discover a new culture and develop new skills.
Lavorare in un paese diverso dal proprio è generalmente una grande esperienza, che consente di apprendere una nuova lingua, scoprire una nuova cultura e sviluppare nuove competenze.

>>> We have been helping for many years now to make it easier for you to take up a job abroad and to break down some of the barriers – both real and psychological – to living and working in a ‘foreign’ country.
Da anni, ci diamo da fare perché per voi sia più facile lavorare all’estero e superare alcuni degli ostacoli, pratici o psicologici, con cui ci si scontra quando si valuta la possibilità di vivere e lavorare in un paese “straniero”.

The European Year of Workers Mobility in 2006 put the spotlight on the need for greater worker mobility and supported activities aimed at encouraging more Europeans to move around for work. It also paved the way for a wider ranging European policy on worker mobility, due to be adopted in 2007, which will aim to develop a real ‘mobility culture’ in Europe.
L’Anno europeo della mobilità dei lavoratori, nel 2006, ha puntato i riflettori sull’esigenza di incrementare la mobilità e ha garantito il sostegno ad attività tese a stimolare un maggior numero di europei a lavorare all’estero, spianando la strada a una più ampia politica europea in materia che sarà adottata nel 2007 e mirerà a sviluppare una vera “cultura della mobilità” in Europa.

The free movement of workers in Europe is already supported by the EURES network and job search portal, the coordination of social security systems and a Europe-wide on-line social security information system (EUlisses).
La libera circolazione dei lavoratori in Europa riceve già il supporto della rete e del portale per la ricerca di lavoro EURES e può beneficiare del coordinamento tra sistemi di previdenza sociale e dell’esistenza di EUlisses, un sistema paneuropeo di informazioni on line sulla sicurezza sociale.

So you can stay informed of your social security rights as you move around the continent.
In questo modo, potrete conoscere i vostri diritti in materia di previdenza quando vi spostate da un paese a un altro.

The mutual recognition of diplomas and professional qualifications under the ‘Bologna Process’ has also eased the way for many of you.
Anche il mutuo riconoscimento di diplomi e qualifiche professionali in seno al “processo di Bologna” ha facilitato le cose a molti.

Leading the way
I primi della classe

Of course, certain sectors, like tourism and agriculture, are more ‘mobile’ than others. One that is leading the way in worker mobility, however, is science and research – in large part thanks to the European Union.Since 1984, researchers wanting to expand their experience by working abroad have been supported by European schemes, such as the Marie Curie fellowships and Research Training Networks.
Alcuni settori, come il turismo e l’agricoltura, sono per forza di cose più “mobili” di altri. Eppure, il “primo della classe” in termini di mobilità dei lavoratori è il settore della scienza e della ricerca, un risultato che in gran parte si deve all’Unione europea: dal 1984, infatti, i ricercatori che desiderano ampliare la propria esperienza lavorando all’estero sono sostenuti da programmi comunitari, come le borse Marie Curie e le reti di formazione mediante la ricerca.

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