,
la stampa inglese sotto casa
Intervista
di Roberto Casiraghi,
pubblicata su English4Life n. 4
♥ WITH
A VERY BIG THANK
YOU FROM
THE ENGLISH GRATIS TEAM!
Se hai voglia di leggere una rivista inglese, non è
indispensabile prendere l’aereo e volare a Londra: Intercontinental,
distributore italiano del Financial Times e di tantissime altre testate made
in UK, ti consente di trovare le riviste inglesi nell’edicola sotto casa.
Per conoscere un po’ più da vicino questa realtà e capire le
dinamiche di diffusione della stampa inglese nel nostro paese abbiamo
intervistato il Dr. Massimo Romeo Tarocco di
Intercontinental, la società che si occupa proprio della distribuzione
del Financial Times e di moltissimi altri giornali e riviste inglesi
in Italia (vedi anche il loro sito internet
www.intercontinental.it ).
Dr.
Tarocco, chi è innanzitutto Intercontinental, da quanti anni esiste e
in cosa è specializzata?
La società è nata nel 1946 ed è
stata ufficialmente registrata nel 1949.
Mio padre lavorava all’epoca al
Consolato Generale britannico ed era la persona demandata a ripristinare
parte delle relazioni anglo-italiane deterioratesi durante gli eventi
bellici, regalando i quotidiani, le riviste, i libri scritti in inglese a
coloro i quali ne facessero richiesta.
Un giorno, è nata per caso l’idea di
proporre in maniera diversa la stampa britannica sul mercato italiano,
portandola nelle edicole, a pagamento, accanto a quella nazionale:
Intercontinental ha iniziato così il suo fortunato esperimento, con una
Vespa per le consegne e 200 copie di The Daily Telegraph, il primo
quotidiano distribuito dalla società.
Da allora, Intercontinental
si è sempre occupata dell’importazione e diffusione di stampa britannica.
Poi negli anni si sono aggiunte le testate americane, francesi e anche
qualcuna araba, sempre però stampata a Londra.
Cosa vi ha spinto a
puntare proprio sulla stampa inglese?
Devo dare merito di questo a mio
padre, che all’epoca fu molto lungimirante o che, come qualcuno dice, ebbe
una specie di visione: secondo lui, infatti, l’inglese sarebbe diventata la
lingua del futuro.
Non si è sbagliato e parte del
nostro successo è dovuta proprio al fatto che oggi la conoscenza
dell’inglese si è resa pressoché indispensabile nel mondo del lavoro e non
solo.
Quante sono le testate di
vostra distribuzione e quali stanno avendo un buon successo in Italia?
È
impossibile citarle tutte, poiché attualmente distribuiamo circa 1.800
testate, alcune delle quali anche in numero di copie piuttosto ridotto.
L’idea è
quella di accontentare un po’ i gusti di tutti. Ciò significa ad esempio
proporre la rivista di moda tradizionale, ma anche quella di tendenza
spiccata.
Significa
non trascurare piccole nicchie di mercato, ad esempio quella degli
appassionati di cricket.
È poi
importante sottolineare che le esigenze dell’italiano medio cambiano e che
la nostra distribuzione cerca di andare di pari passo, adeguandosi alle
nuove richieste: in questo contesto si inserisce l’esempio di House and
Garden con la sua tradizione del giardinaggio, mai seguita in Italia, e
che ha improvvisamente visto un boom eccezionale.
Ci sono
poi proposte nuove assolutamente d’avanguardia, come la rivista per i
giovani Uncut, che offre anche un cd musicale e che sta riscuotendo
grandissimo consenso.
Tra le
testate più conosciute, possiamo invece citare l’Economist, il
Times di Londra, il Guardian; tra le riviste femminili
Marie-Claire, tra quelle di arredamento World of Interiors. Senza
dimenticare, naturalmente, il Financial Times.
Distribuite i vostri
prodotti anche al di fuori dall’edicola?
Naturalmente. Già nel lontano 1987 abbiamo cominciato a proporre riviste di
musica in negozi specializzati e continuiamo oggi la nostra sperimentazione,
che si arricchisce anche di spunti sempre nuovi e interessanti: in un
negozio che tratta anche musica classica, si può ad esempio tentare di
proporre con un certo successo una rivista come l’Economist, che non
è di settore, ma che può risvegliare comunque l’interesse e la curiosità di
un certo tipo di pubblico che frequenta abitualmente il negozio di musica.
Presso
alcuni rivenditori di calzature si riesce ad avere una buona diffusione di
riviste di moda, molti negozi di articoli high-tech propongono riviste di
arredamento e design; esistono poi situazioni ‘contingenti’: durante gli
ultimi mondiali di calcio disputati in Italia, negli stadi si vendeva
infatti anche stampa inglese.
Direi
quasi che, per il nostro tipo di testate, il canale edicola sia forse
talvolta quello meno indicato, a parte il caso di titoli del calibro del
Financial Times.
Qual è l’interesse di
testate come il Financial Times per il nostro tipo di pubblico?
Tra le
testate di nostra distri-buzione, un giornale che può avere un senso e
soprattutto una logica per i lettori di English4Life ci sembra
proprio il Financial Times, specie nella sua weekend edition.
Questo
perché l’edizione del sabato si spinge oltre la caratteristica impronta di
carattere finanziario del prestigioso quotidiano britannico, allegando un
magazine e presentando tutta una sezione che si occupa di viaggi,
turismo, di gusto della vita.
Bisogna
inoltre tenere conto del fatto che l’edizione del Financial Times
proposta è quella continentale e non britannica e che abbraccia quindi tutto
lo scenario europeo.
Anche dal
punto di vista linguistico, il Financial Times propone al lettore di
English4Life un esempio autentico di inglese ultra-moderno,
che è quello su cui questa nuova rivista italiana sta essenzialmente
puntando.
Come si sta sviluppando la
vendita di stampa inglese in Italia?
La stampa inglese sta riscuotendo un
grosso successo in Italia, dove si pone un particolare problema: qui
infatti, purtroppo, in linea di massima, le testate nazionali maggiori sono
tradizionalmente tutte quante più o meno controllate.
Un fenomeno emerso di recente
evidenzia proprio come tanti italiani guardino oggi alla stampa
internazionale, soprattutto a quella inglese, con un occhio particolare per
tentare di conoscere ciò che sta avvenendo nel paese possibilmente senza
commenti di parte.
In quest’ottica, l’Economist
ha avuto l’anno scorso un successo senza precedenti, con i migliori
risultati in assoluto nella storia della rivista in Europa – l’Economist
esiste da oltre 150 anni - proprio grazie a un numero dedicato
all’Italia, che naturalmente è stato acquistato nella stragrande maggioranza
da italiani.
Anche per l’Economist vale il
discorso affrontato per Financial Times: la lingua è semplice e
moderna e l’impronta della rivista varia e interessante.
Se qualcuno volesse iniziare ad acquistare il
Financial Times o l’Economist presso la propria edicola cosa
dovrebbe fare?
Non ci sono problemi dal punto di
vista della distribuzione, il rivenditore può procurare anche una sola copia
del quotidiano: è anzi suo interesse accontentare il cliente proponendo un
prodotto diverso che magari potrà in futuro rivelarsi anche per lui un nuovo
canale di vendita redditizio.
È quindi sufficiente andare presso
la propria edicola e farne richiesta.
Cosa pensa del metodo di
English4Life?
Non posso
che spezzare più di una lancia a favore dell’idea assolutamente innovativa
proposta da English4Life.
Finalmente, per la prima volta, vedo
qualcuno che dice e fa quel che dice rispetto alla stampa inglese,
utilizzando autentiche testate britanniche che rappresentano lo strumento
migliore per imparare a fondo la lingua.
Ringraziamo il Dott. Tarocco per
l’intervista accordataci.