|
gRAMMADRAMMA Portare, il verbo traditore... Articolo di Roberto Casiraghi e Crystal Jones, pubblicato su English4Life n. 6 ♥ WITH A VERY BIG THANK YOU FROM THE ENGLISH GRATIS TEAM! Quante volte lo studio della grammatica inglese si trasforma in un dramma! Ma con un pizzico di buona volontà e le spiegazioni giuste, anche il drammagramma non fa più paura e diventa l'occasione per un nuovo apprendimento. “Portare”, questo sì che è un verbo un pochino traditore in inglese e non a caso gli italiani ne sbagliano spessissimo la traduzione! Ecco allora alcune frasi che vi potranno aiutare. Il mio consiglio non è di memorizzarle ma di provare a “viverle” immedesimandosi con la fantasia con le circostanze esatte in cui vengono pronunciate. Le circostanze sono infatti importantissime perché per tradurre correttamente “portare” bisogna innanzitutto pensare a dove noi ci troviamo rispetto all’azione di portare. Facciamo un esempio e supponiamo che mia cugina Kay stia venendo a trovarmi. La vado a prendere alla stazione e, mentre l’aspetto, parlando con il mio amico al telefonino, dico “Sto aspettando Kay e poi la porto a casa mia”. Che verbo inglese useremo per tradurre “portare”? Molti diranno bring ma è uno sbaglio! Si dice take her home perché si usa take ogni volta che “portare” indica un movimento che parte dal luogo dove mi trovo e va verso un punto esterno a me. Per capire il concetto, dobbiamo immaginarci la situazione reale e la nostra posizione “geografica” all’interno di essa. Dato che siamo andati a prendere Kay in stazione, ci troviamo in stazione e dunque il nostro “portare Kay a casa” sarà un movimento che parte da noi e va verso il nostro esterno, casa nostra: ecco che, dunque, dobbiamo usare take. Vediamo ora il caso opposto. Io chiedo al mio amico Eric di andare a prendere mia cugina Kay alla stazione e di portarla poi a casa mia. La frase che gli dico sarà: Can you pick Kay up and bring her here? Uso bring, e non take, perché questa volta il “portare” comporta un movimento che parte dall’esterno e viene verso di me, l’esatto contrario di prima. In altre parole, in questo secondo esempio il movimento mi coinvolge come punto d’arrivo (quando Kay arriverà da me) ma non come punto di partenza (io infatti me ne sto tranquilla ad aspettare Kay a casa mia, è Eric a fare tutto!). Se ci pensate, è un po' la stessa differenza che c’è tra “andare” e “venire”. Anche in inglese a fianco di to go (andare da dove ci troviamo verso l’esterno) esiste to come (venire dall’esterno verso dove ci troviamo). Ma mentre in italiano il verbo “portare” combina entrambi i significati, in inglese si fa la differenza tra “portare da dove ci troviamo verso l’esterno” (to take) e “portare dall’esterno verso dove ci troviamo” (to bring). Vediamo ora un altro esempio come controprova. Quando mia cugina Kay esprimerà il desiderio di tornarsene a casa sua, le dirò “I’ll portare you to the station”. Devo usare bring oppure take? Take, perché il movimento del portare Kay alla stazione comporta un allontanamento dal punto dove mi trovo, casa mia, ovvero un movimento verso l’esterno rispetto a me. Ricordo infine che in giapponese “portare dal punto dove mi trovo verso l’esterno” si dice “andare portando” (motte iku) e che “portare dall’esterno verso il punto dove mi trovo” si dice “venire portando” (motte kuru). È un’ulteriore conferma di questo fondamentale duplice significato di “portare” che in italiano è oscurato dall’uso della medesima parola.
|
|