39 articoli
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I 39 articoli costituiscono un'esposizione sintetica di fede nella quale i vescovi, preti e diaconi della Chiesa anglicana di Inghilterra stabiliscono una volta per sempre il consenso intorno alla vera religione della Ecclesia Anglicana. Essi rappresentano dunque il nucleo della dottrina anglicana.
Essi furono redatti da un'assemblea della Chiesa anglicana nel 1563, partendo dalla base costituita dai quarantadue articoli scritti sotto la direzione di Thomas Cranmer nel 1553. Il loro rispetto fu reso obbligo giuridico dal Parlamento inglese nel 1571. Essi sono stati inseriti nel Book of Common Prayer (libro della preghiera comune) e in altri testi di preghiera anglicani. Una legge del 1673 (Test Act) stabilì che il rispetto dei trentanove articoli fosse un requisito per potere svolgere una funzione pubblica in Inghilterra
Il clero della Chiesa di Inghilterra deve tuttora fare giuramento che la dottrina contenuta negli Articoli corrisponde alla parola di Dio. Tale manifestazione di fede non è, invece, richiesta ai laici e neppure da altre Chiese della Comunione anglicana.
Si noti che, nonostante questi articoli abbiano una forte influenza protestante (principalmente calvinista, ma anche luterana) non viene mai citata la parola "protestant" ma viene presentata come una mero documento per stabilire principi condivisi in una determinata provincia ecclesiastica, appunto, nella fattispecie,quella inglese .
il testo dei 39 articoli con commento, tradotti in italiano
I. La fede nella santa Trinità Vi e un solo Dio vivo e vero, eterno, senza corpo, parti o passioni, di infinita potenza, sa-pienza e bontà, creatore e conservatore di tutte le cose, visibili e invisibili. Nell'unità di questa di-vinità vi sono tre Persone, di un'unica sostanza, potenza ed eternità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. analisi in prospettiva storica: questo articolo, come il II,III,IV,V sono "neutri" dal punto di vista confessionale, e possono essere anche oggi senza problemi condivisi anche dalla chiesa cattolica. Solo la sottolineatura del Figlio-parola e del figlio-redentore di tutti i peccati attuali anticipa un poco le polemiche che seguiranno. II. La Parola o Figlio di Dio incarnato, che divenne vero uomo Il Figlio, che e la Parola del Padre, generato dall'eternità dal Padre, Dio vero ed eterno, e consustanziale al Padre, ha assunto la natura umana nel grembo della santa Vergine, prendendo dalla sua sostanza; cosi due nature, complete e perfette, cioè la divinità e l'umanità. sono inscin-dibilmente unite in una sola Persona, dando luogo a un solo Cristo, vero Dio e vero uomo, il quale veramente soffri, fu crocifisso, morì e fu sepolto, per riconciliare il Padre con noi e per essere un sacrificio, non solo per il peccato originale ma anche per i peccati attuali degli uomini.
III. La discesa di Cristo agli inferi Come si deve credere che Cristo e morto per noi e fu sepolto, cosi si deve anche credere che egli discese agli inferi.
IV. La risurrezione di Cristo Cristo è veramente risorto dai morti e ha ripreso il suo corpo con carne, ossa e tutto ciò che appartiene alla perfezione della natura umana, con il quale ascese al cielo, dove siede per ritorna-re poi a giudicare tutti gli uomini nell'ultimo giorno.
V. Lo Spirito Santo Lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio, e della stessa sostanza, maestà e gloria del Padre e del Figlio, Dio vero ed eterno.
VI. La sufficienza delle sacre Scritture per la salvezza La sacra Scrittura contiene tutto ciò che e necessario per la salvezza. Non si deve quindi esi-gere da nessuno di credere come articolo di fede, né si deve pensare sia richiesto o necessario per la salvezza, tutto ciò che non si legge in esse o che non può essere provato attraverso di esse. Per Sacre Scritture intendiamo quei libri canonici dell'Antico e del Nuovo Testamento sulla cui autorità non vi sono mai stati dubbi nella chiesa. Nomi e numero dei libri canonici: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Gio-sue, Giudici, Rut, I Samuele, II Samuele, I Re, II Re, I Cronache, II Cronache, I Esdra, II Esdra, Ester, Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste o Predicatore, Cantica o Canti di Salomone, quattro profeti maggiori, dodici profeti minori. E gli altri libri che - come dice Girolamo - la chiesa legge per ricavarne esempi di vita e istru-zioni pratiche, senza tuttavia ritenere che fondino alcuna dottrina; tali sono i seguenti: III Esdra, IV Esdra, Tobia, Giuditta, seguito del libro di Ester, Sapienza, Gesù figlio di Sirach, profeta Baruch, Canto dei tre fanciulli, storia di Susanna, Bel e il Drago, preghiera di Manasse, I Maccabei, II Mac-cabei. Riceviamo tutti i libri del Nuovo Testamento cosi come essi sono generalmente ricevuti e li consideriamo canonici. inizia la polemica protestante: solo la scrittura, e non altre corruzioni devono essere considerate parte della rivelazione. Si noti che non si dice qui: la tradizione è inutile; si dice solamente che la sacra scrittura tutto quello che è necessario per la salvezza ed è superflua e leziosa ogni aggiunta alla parola del signore. Più in là, nell'articolo sulle tradizioni, esse sono è ammesse purchè non contrastino con la parola di Dio. Questo sarà un motivo di scontentezza per i puritani.
VII. L'Antico Testamento L'Antico Testamento non e in contraddizione con il Nuovo, poiché sia nell'Antico che nel Nuo-vo Testamento viene offerta all'umanità la vita eterna da Cristo, che e il solo mediatore fra Dio e l'uomo, essendo al tempo stesso Dio e uomo. Non si devono perciò ascoltare coloro che inventano che gli antichi padri si aspettavano solo promesse passeggere. Benché la legge data da Dio attraverso Mose, riguardante le cerimonie e i riti, non vincoli i cristiani ne le sue prescrizioni civili deb-bano essere obbligatoriamente ricevute in un qualsiasi stato, nessun cristiano e ciò nondimeno dispensato dall'obbedienza ai comandamenti che sono detti morali. articolo che precisa contro alcuni riformatori che ritenevano sorpassato l'antico testamento, ed inferiore al nuovo. Precisazione utile.
VIII. I credi Devono essere fedelmente ricevuti e creduti il Credo niceno e quello che viene comunemente chiamato il Credo degli apostoli, dato che possono essere provati con certissime prove della sacra Scrittura. ribadisce il valore dei credi. Con questo approva indirettamente il concilio di Nicea. La bibbia, vista come "costituzione" di Dio è sempre citata in maniera che sia chiaro che qualsiasi cosa è accettata purchè la rispetti.
IX. II peccato originale o peccato con cui si nasce Il peccato
originale non consiste nel seguire Adamo (come affermano senza
fondamento i pelagiani), ma è la colpa e la corruzione della natura di
ogni uomo generato per via naturale dalla progenie di Adamo, mediante la
quale l'uomo è molto lontano dalla giustizia originale ed e per sua
natura incline al male, cosicché la carne ha sempre desideri contrari
allo Spirito; e perciò in ogni essere umano nato in questo mondo esso
merita la collera divina e la dannazione. E questa con-taminazione della
natura resta anche in coloro che sono rigenerati, per cui la bramosia
della car-ne, detta in greco phroneia sarkos (che alcuni interpretano
come conoscenza, altri come sensualità, altri come affezione, altri
ancora come desiderio della carne) non è sottomessa alla legge di Dio. E
benché non vi sia condanna per coloro che credono e sono battezzati,
tuttavia l'apostolo confessa che la concupiscenza e la bramosia hanno di
per se la natura del peccato. riprende la teoria di S.Agostino sulla
concupiscienza. Influenza luterana evidente.
X. II libero arbitrio La condizione dell'uomo, dopo la caduta di
Adamo, e tale che egli non può volgersi e prepararsi, con le sue forze
naturali e le opere buone, alla fede e alla chiamata di Dio. Non abbiamo
quindi alcuna capacità di fare opere buone gradite e accette a Dio,
senza che la grazia di Dio, attraverso il Cristo, ci prevenga, in modo
che abbiamo la buona volontà, e operino insieme a noi quando abbiamo
questa buona volontà. influenza luterana mitigata da una certa
fiducia che la grazia di Dio, redimendo l'uomo, possa portarlo alla
buona volontà.
XI. La giustificazione dell'uomo Siamo ritenuti giusti davanti a
Dio solo per i meriti del nostro Signore e Salvatore Gesù Cri-sto per
fede e non a motivo delle nostre opere o dei nostri meriti. Il fatto di
essere giustificati unicamente per fede e perciò una dottrina molto
salutare e ricca di consolazione, come si dice più diffusamente
nell'omelia sulla giustificazione. articolo chiaramente di natura
riformata, luterana e calvinista. Interessante la giustificazione della
"sola fide": salutare e ricca di consolazione"
XII. Le opere buone Benché le opere buone, che sono frutto della
fede e seguono la giustificazione, non possano cancellare i nostri
peccati e sopportare la severità del giudizio di Dio, sono nondimeno
gradite e accette a Dio in Cristo e scaturiscono necessariamente da una
fede vera e viva, per cui attraverso di esse si può conoscere la fede
viva con la stessa certezza con cui si può conoscere un albero dai suoi
frutti. articolo calvinista, che rivaluta le buone opere non già come
mezzo in sè per ottenenere la salvezza, ma molto efficaciemente viste
come assolutamente procedenti dalla viva fede come un albero dai frutti.
Ottima sintesi.
XIII. Le opere prima della giustificazione Le opere compiute prima della grazia di Cristo e dell'ispirazione del suo Spirito non sono gradite a Dio, poiché non scaturiscono dalla fede in Gesù Cristo; ne fanno si che gli uomini possano ricevere la grazia o - come dicono gli autori scolastici - meritino la grazia de congruo; al contrario, non essendo compiute come Dio ha voluto e ordinato che fossero compiute, non abbiamo alcun dubbio che sono, di loro natura, peccato.
XIV. Le opere supererogatorie Non si possono insegnare senza
arroganza ed empietà le opere volontarie che vengono compiute al di la,
al di fuori e al di sopra dei comandamenti di Dio e che essi chiamano
opere supererogatorie; infatti, attraverso di esse gli uomini affermano
non solo di rendere a Dio tutto ciò che sono tenuti a fare, ma di fare
per lui più di quello che sono tenuti a fare, mentre Cristo dice
chiaramente: ”Quando avete fatto tutto ciò che vi e stato comandato,
dite: Siamo servi inutili”. se si ricordano le opere di
mortificazione fisica e morale del medioevo, si capisce questo articolo.
Certamente di buonsenso.
XV. Solo Cristo è senza peccato Riguardo alla verità della nostra
natura, Cristo si e reso in tutto simile a noi eccetto il peccato, dal
quale e stato chiaramente immune sia nella sua carne che nel suo
spirito. Egli e venuto per essere l'agnello senza macchia, per togliere,
mediante il sacrificio di se stesso fatto una volta per tutte, i peccati
del mondo e in lui - come dice s. Giovanni - non vi fu peccato. Ma noi
tutti, benché battezzati e rinati in Cristo, pecchiamo in molte cose e
se diciamo di non aver peccato, ingannia-mo noi stessi e la verità non a
in noi. vuole suggerire senza dirlo apertamente che anche la Beata
Vergine Maria non è l'Immacolata Concezione della chiesa cattolica. Ma
con intelligenza non lo dice apertamente: se solo Cristo è senza
peccato, gli altri lo hanno tutti.
XVI. II peccato dopo il battesimo Non ogni peccato mortale
commesso deliberatamente dopo il battesimo e peccato contro lo Spirito
Santo è imperdonabile. Non si deve quindi negare la concessione del
perdono a coloro che cadono in peccato dopo il battesimo. Dopo aver
ricevuto lo Spirito Santo, possiamo allontanarci dalla grazia ricevuta e
cadere nel peccato e con la grazia di Dio possiamo risollevarci ed
emendare la nostra vita. Devono essere quindi condannati coloro che
dicono di non poter più peccare per tutto il tempo della loro vita
terrena o che negano il perdono a coloro che si pentono realmente.
interessante articolo, contro un calvinismo duro che ritiene l'eletto
assolutamente retto e buono. Quasi cattolico il riferimento
all'esistenza di un peccato mortale
XVII. La predestinazione e l'elezione La predestinazione alla
vita e lo scopo eterno di Dio, con cui (prima che fossero poste le
fon-damenta del mondo) egli ha fermamente decretato, nel suo segreto
consiglio, di liberare dalla maledizione e dalla dannazione coloro che
egli aveva scelto in Cristo di fra gli uomini e di condurli, at-traverso
Cristo, alla salvezza eterna come vasi onorevoli. Per cui, coloro che
sono provvisti di un tale eccellente beneficio di Dio sono chiamati,
secondo il disegno di Dio, dal suo Spirito che opera a tempo opportuno:
mediante la grazia essi seguono la chiamata; sono liberamente
giustificati; sono resi figli adottivi di Dio; sono fatti a immagine del
suo Figlio unigenito Gesù Cristo; cammi-nano religiosamente nelle opere
buone e, alla fine, per la misericordia di Dio, raggiungono la felici-tà
eterna. Come la devota considerazione della predestinazione e della
nostra elezione in Cristo e piena di dolce, piacevole e indicibile
consolazione per le persone religiose e tale da far sentire loro
l'a-zione dello Spirito di Cristo, che mortifica le opere della carne e
le loro membra terrene ed eleva la loro mente verso le realtà superiori
e celesti, consolidando al tempo stesso e confermando gran-demente la
loro fede nel godimento dell'eterna salvezza in Cristo e accendendo
fervidamente il lo-ro amore per Dio, cosi per le persone curiose e
carnali, che mancano dello Spirito di Cristo, l'avere continuamente
davanti agli occhi la realtà della predestinazione divina e una
pericolosa rovina, con cui il diavolo le spinge o alla disperazione o
alla sregolatezza di una vita scellerata, non meno pericolosa della
disperazione. Inoltre, dobbiamo ricevere le promesse di Dio nel modo in
cui esse sono generalmente proposte nella sacra Scrittura e, nel nostro
agire, dobbiamo seguire quella vo-lontà di Dio che ci viene
espressamente indicata nella parola di Dio. articolo di chiara
ispirazione calvinista. Si noti che non si insiste sulla durezza e
sull'aspetto della "terribilis predestinatio " dei riformatori svizzeri
ma piuttosto si pone l'accento sulla "nostra elezione in cristo" Noi può
suggerire la chiesa intesa come comunità dei credenti. E se è così,
significa che il popolo eletto di Dio e non l'individualità, lettura più
romano-cattolica.
XVIII. II conseguimento della salvezza eterna solo nel nome di Cristo
Devono essere detestati anche quanti osano affermare che ogni uomo sarà
salvato dalla legge o sètta che egli professa, per cui deve mettere ogni
cura a ordinare la sua vita secondo quella legge e il lume naturale. La
sacra Scrittura, infatti, ci presenta solo il nome di Gesù Cristo come
nome attraverso il quale gli uomini devono essere salvati.
XIX. La chiesa La chiesa visibile di Cristo è un'assemblea di
fedeli, nella quale la pura parola di Dio e predi-cata e i sacramenti
sono debitamente amministrati secondo l'ordinanza di Cristo, in tutte
quelle core che sono necessariamente richieste dagli stessi. Come le
chiese di Gerusalemme, di Alessandria e di Antiochia hanno sbagliato
cosi anche la chiesa di Roma ha sbagliato, non solo nel modo di vivere e
nelle cerimonie ma anche in materia di fede. polemica quasi politica
contro Roma nella seconda parte dell'articolo. Povera la definizione di
Chiesa, dovuta molto probabilemente a deficienze ecclesiologiche della
riflessione teologica di chiesa piuttosto che ad un consapevole
riduzionismo della stessa.
XX. L'autorità della chiesa La chiesa ha il potere di decretare
riti o cerimonie e ha autorità nelle controversie di fede; tuttavia, non
e lecito alla chiesa comandare qualunque cosa che sia contraria alla
Parola scritta di Dio, ne può spiegare un passo scritturale in modo che
esso sia in contraddizione con un altro. Per cui, benché la chiesa sia
testimone e custode della sacra Scrittura, ciò nondimeno, come non deve
decretare nulla contro la stessa, così non deve prescrivere nulla, oltre
la stessa, che debba essere creduto come necessario per la salvezza.
ribadimento della supremazia della "costituzione di Dio" che deve essere
sempre interpretata autenticamente dalla "parlamento degli uomini, la
chiesa"
XXI. L'autorità dei concili generali I concili generali non
possono essere riuniti senza l'ordine e la volontà dei principi. E
quando sono riuniti (essendo un'assemblea di uomini che non sono tutti
governati dallo spirito e dalla pa-rola di Dio) possono sbagliare, e a
volte hanno sbagliato, persino in cose che riguardano Dio. Di
conseguenza, le cose da essi comandate come necessarie per la salvezza
non hanno ne forza ne autorità, se non si può mostrare che sono state
tratte dalla sacra Scrittura, Il concilio, come insegna Roma, è
infallibile. Qui non lo si considera così, a meno che scriva sotto
l'ispirazione della parola di Dio. Allora è autentico.
XXII. II purgatorio La dottrina romana riguardante il purgatorio,
i perdoni, il culto e 1'adorazione, come pure le immagini e le reliquie,
e anche l'invocazione dei santi, è cosa stolta, inutilmente inventata,
che non trova alcun fondamento e giustificazione nella Scrittura, ma che
e piuttosto contraria alla parola di Dio. articolo molto protestante.
In seguito alcune di questa cose vennero riabilitate all'interno della
chiesa.
XXIII. II ministero nella comunità cristiana Non e consentito a
nessuno di assumere l'ufficio della predicazione pubblica o
dell'amministrazione dei sacramenti nella comunità cristiana senza
essere stato debitamente chiamato e inviato a compiere un tale ufficio.
Dovremmo considerare legittimamente chiamati e inviati coloro che sono
scelti e chiamati a questo ufficio da persone che hanno l'autorità
pubblica, conferita loro nella comunità cristiana, di chiamare e inviare
ministri nella vigna del Signore. articolo assolutamente cattolico,
che da il via alla serie di articoli concerneti la chiesa visibile nel
mondo.
XXIV. Parlare nell'assemblea cristiana Ripugna assolutamente alla
parola di Dio e alla tradizione della chiesa primitiva il fatto di
pregare in pubblico nella chiesa o di amministrare i sacramenti in una
lingua che non e compresa dal popolo. quattrocento anni dopo la
chiesa romana si adegua a questo articolo.
XXV. I sacramenti I sacramenti ordinati da Cristo non sono solo
distintivi o i simboli della professione dei cristiani, ma sono
piuttosto testimonianze certe e sicure e segni efficaci della grazia e
della buona volontà di Dio nei nostri confronti, mediante i quali egli
opera invisibilmente in noi e non solo ci stimola ma anche ci rafforza e
conferma la nostra fede in lui. Due sono i sacramenti ordinati da Cristo
nostro Signore nel Vangelo: il battesimo e la cena del Signore. Quei
cinque che vengono comunemente chiamati sacramenti, cioè la
confermazione, la peni-tenza, l'ordine, il matrimonio e l'estrema
unzione non devono essere annoverati fra i sacramenti del Vangelo,
poiché in parte sono derivati da una corrotta imitazione degli apostoli
e in parte sono stati di vita permessi nelle Scritture. Essi non hanno
tuttavia la stessa natura sacramentale del battesimo e della cena del
Signore, non possedendo alcun segno o cerimonia visibile comandati da
Dio. I sacramenti non sono stati comandati da Cristo per essere guardati
o per essere portati in giro, ma perché ne facessimo il debito uso. E
solo se vengono degnamente ricevuti, essi hanno un benefico effetto o
operazione; ma coloro che li ricevono indegnamente si procurano la loro
condanna, come dice s. Paolo. riprende le definizioni di Calvino sui
sacramenti, specialmente riguardo alla condanna personale dei
comunicandi inetti.
XXVI. L'indegnità dei ministri non impedisce l'efficacia dei
sacramenti Benché nella chiesa visibile i cattivi siano sempre
mescolati con i buoni e benché a volte i cattivi abbiano grande autorità
nell'amministrazione della Parola e dei sacramenti, ciò nondimeno,
poiché essi non lo fanno nel loro proprio nome ma nel nome di Cristo, e
amministrano con il suo mandato e la sua autorità, noi possiamo servirci
del loro ministero, sia nell'ascolto della parola di Dio che nella
ricezione dei sacramenti. Ne l'efficacia dell'ordinanza di Cristo viene
soppressa dalla loro malvagità, ne la grazia dei doni di Dio viene da
essa diminuita in coloro che con fede e giustamente ricevono i
sacramenti loro amministrati. Essi sono efficaci a causa
dell'istituzione e della promessa di Cristo, sebbene siano amministrati
da uomini malvagi. Tuttavia, la disciplina della chiesa richiede che si
scoprano i cattivi ministri e che vengano accusati da quanti sono a
conoscenza delle loro mancanze e, infine, nel caso in cui siano trovati
colpevoli, che vengano deposti con giusto giudizio. riprendendo
S.Agostino contro Pelagio questo articolo ribadisce un concetto comune
alla religione cristiana da lì in poi.
XXVII. II battesimo Il battesimo è non solo un segno di
professione e un marchio di differenza, mediante il quale i cristiani si
distinguono da coloro che non sono cristiani, ma e anche un segno di
rigenerazione o di nuova nascita, mediante il quale, come attraverso uno
strumento, vengono debitamente innestati nella chiesa coloro che
ricevono il battesimo, vengono visibilmente sottoscritte e suggellate le
promesse del perdono del peccato e della nostra adozione a figli di Dio
nello Spirito Santo, viene confermata la fede e accresciuta la grazia
attraverso la preghiera a Dio. In ogni modo va conservato nella chiesa
il battesimo dei bambini, poiché concorda pienamente con l'istituzione
di Cristo. Precisazione contro gli anabattisti che volevano il
battesimo degli adulti.
XXVIII. La cena del Signore La cena del Signore e non solo un segno dell'amore che i cristiani dovrebbero avere scam-bievolmente fra di loro, ma anche e soprattutto il sacramento della nostra redenzione mediante la morte di Cristo. Quando riceviamo giustamente, degnamente e con fede questo sacramento, il pane che spezziamo e partecipazione al corpo di Cristo e allo stesso modo il calice della benedizio-ne e partecipazione al sangue di Cristo. La transustanziazione (o cambiamento della sostanza del pane e del vino) nella cena del Si-gnore non può essere provata mediante la sacra Scrittura; essa e piuttosto contraria alle chiare parole della Scrittura, scardina la natura del sacramento e ha dato luogo a molte superstizioni. Il corpo di Cristo e dato, preso e mangiato nella cena solo in un modo celeste e spirituale. E il mezzo attraverso il quale si riceve e mangia, nella cena, il corpo di Cristo e la fede. Il sacramento della cena del Signore non e stato conservato, portato in giro, alzato o adorato, in base a un comandamento di Cristo. esprime appieno l'opinione di Calvino sul sacramento. Notiamo che non dice: "non conservate, alzate o adorate il sacramento" ma piuttosto "non è scritto". Vedete voi, sembra suggerire.
XXIX. I malvagi non mangiano il corpo di Cristo nell'uso della cena
del Signore I malvagi e coloro che sono privi di una fede viva,
benché mastichino carnalmente e visibil-mente (come dice s. Agostino) il
sacramento del corpo e del sangue di Cristo, non comunicano in alcun
modo con Cristo; essi mangiano e bevono, invece, il segno o sacramento
di una realtà cosi grande per la loro condanna. influenza calvinista.
I malvagi non partecipano dei benefici della comunione,ma ne sono
condannati.
XXX. Le due specie Il calice del Signore non deve essere negato
ai laici, per cui, per ordinanza e comandamento di Cristo, si devono
amministrare a tutti i cristiani entrambe le parti del sacramento del
Signore. istituzione della comunione sotto le due specie ai laici,
400 anni prima di Roma.
XXXI. L'unica oblazione di Cristo terminata sulla croce L'offerta
che Cristo ha fatto di se una volta per tutte e la perfetta redenzione,
propiziazione e soddisfazione per tutti i peccati del mondo intero, sia
originali che attuali, e non esiste alcun'altra soddisfazione per il
peccato al di fuori di essa. I sacrifici delle messe, riguardo ai quali
si diceva abitualmente che il sacerdote offriva Cristo per i vivi e per
i morti, per ottenere la remissione della pena o della colpa, erano
quindi favole blasfeme e pericolosi inganni. influenza protestante:
la messa non è di nuovo un sacrificio, ma piuttosto un memoriale
dell'oblazione di Cristo in croce, accaduto solo quell'unica,
irripetibile volta.
XXXII. II matrimonio dei preti A vescovi, preti e diaconi non e fatto obbligo dalla legge di Dio né di scegliere lo stato della vita solitaria né di astenersi dal matrimonio. E quindi perfettamente lecito per loro, come per tutti gli altri cristiani, di contrarre matrimonio a loro propria discrezione, se ritengono che esso possa servire meglio alla pietà. secondo l'uso protestante, si permette il matrimonio.
XXXIII. Come debbano essere evitate le persone scomunicate La
persona che mediante una pubblica denuncia ecclesiastica è stata
giustamente separata dall'unità della chiesa e scomunicata, deve essere
considerata da tutta la moltitudine dei fedeli come pagana e pubblicana
fin quando non si sia pubblicamente riconciliata attraverso la penitenza
e non sia stata ricevuta nella chiesa da un giudice che ha autorità di
farlo.
XXXIV. Le tradizioni della chiesa Non e affatto necessario che le
tradizioni e le cerimonie siano le stesse in ogni luogo o siano del
tutto simili; esse sono state, infatti, diverse in ogni tempo e possono
essere cambiate a secon-da della diversità dei paesi, delle epoche e dei
costumi degli uomini, in modo che nulla venga ordinato contro la parola
di Dio. Chiunque infrange pubblicamente, volontariamente e di proposito,
mediante il suo giudizio privato, le tradizioni e le cerimonie della
chiesa che non sono contrarie alla parola di Dio e che sono state
ordinate e approvate dalla comune autorità deve essere pubbli-camente
rimproverato (perché altri non siano tentati di fare lo stesso) come chi
manca contro l'ordinamento comune della chiesa, offende l'autorità del
magistrato e ferisce la coscienza dei fra-telli deboli. Ogni chiesa
particolare o nazionale ha autorità di prescrivere, cambiare e abolire
cerimonie o riti della chiesa ordinati dalla sola autorità umana, in
modo che ogni cosa sia fatta per la comune edificazione. interessante
articolo che non vuole eliminare ma riformare la tradizione della
chiesa, eliminando la superstizione, e tutto ciò che non c'entra con la
parola di Dio.
XXXV. Le omelie Il secondo libro delle omelie, i cui titoli abbiamo ripreso in questo articolo, contiene una dottrina pia, salutare e necessaria per il nostro tempo, cosi come faceva il precedente libro delle omelie pubblicato al tempo di Edoardo VI. Riteniamo quindi che debbano essere diligentemente e distintamente lette nelle chiese dai ministri, in modo da poter essere comprese dal popolo. Nomi delle omelie 1. Sul corretto uso della chiesa 2. Contro il pericolo dell'idolatria 3. Sulla riparazione e sulla pulizia delle chiese 4. Sulle opere buone: anzitutto del digiuno 5. Contro la ghiottoneria e l'ubriachezza 6. Contro l'eccesso di paramenti e addobbi 7. Sulla preghiera 8. Sul luogo e sul tempo della preghiera 9. Sulla celebrazione delle preghiere pubbliche e dei sacramenti in una lingua conosciuta 10. Sulla riverente stima della parola di Dio 11. Sulle elemosine 12. Sulla natività di Cristo 13. Sulla passione di Cristo 14. Sulla risurrezione di Cristo 15. Sulla degna ricezione del sacramento del corpo e del sangue di Cristo 16. Sui doni dello Spirito Santo 17. Per i giorni delle rogazioni 18. Sullo stato del matrimonio 19. Sulla penitenza 20. Contro la pigrizia 21. Contro la ribellione questi ultimi articoli sono di carattere storico-transitorio. Tuttavia sono interessanti per gli sviluppi successivi della dottrina.
XXXVI. La consacrazione dei vescovi e dei ministri Il libro della consacrazione dei vescovi e dell'ordinazione dei preti e dei diaconi, quale è stato promulgato dal sinodo generale di questa chiesa nel 1792 contiene tutto ciò che e necessario per tali consacrazioni e ordinazioni. Esso non contiene alcuna cosa che sia per sé superstiziosa o empia. Decretiamo quindi essere giustamente, debitamente e legittimamente consacrato e ordinato chiunque e consacrato o ordinato secondo la detta forma.
XXXVII. L'autorità dei magistrati civili L'autorità del
magistrato civile si estende a tutti gli uomini, sia al clero che ai
laici, in tutte le cose temporali, ma egli non ha alcuna autorità nelle
cose puramente spirituali. E riteniamo sia do-vere di tutti gli uomini
che professano il Vangelo rendere una rispettosa obbedienza all'autorità
ci-vile, regolarmente e legittimamente costituita.
XXXVIII. La non comunione dei beni dei cristiani Le ricchezze e i
beni dei cristiani non sono comuni per quanto riguarda il diritto, il
titolo e il possesso degli stessi, come pretendono falsamente certi
anabattisti. Ciò nondimeno ogni uomo, secondo le sue possibilità, deve
fare generose elemosine ai poveri, prendendo da ciò che possiede.
XXXIX. II giuramento del cristiano Come confessiamo che il
giurare vano e precipitoso a vietato ai cristiani da nostro Signore Gesù
Cristo e da Giacomo suo apostolo, così riteniamo che la religione
cristiana non proibisce [il giuramento], ma che un uomo può giurare
quando il magistrato lo richiede, in una causa di fede e di carità. Ma,
secondo l'insegnamento del profeta, lo si faccia con giustizia,
discernimento e verità.